Dati bibliografici
Autore: Johan Huizinga
Tratto da: Dante nella critica. Antologia di passi su Dante e il suo tempo
Editore: La Nuova Italia, Firenze
Anno: 1965
Pagine: 225-228
L'indirizzo realistico del medioevo è intrinseco a tutta la civiltà. Giacché ciò che importa innanzi tutto non è la disputa di sottili teologi, ma sono le idee che dominano tutta la vita della fantasia e del pensiero, quale si manifesta nell'arte, nella moralità, nella vita di ogni giorno. Queste idee sono di un realismo estremo, non per il fatto che l'alta teologia si era formata alla scuola del neoplatonismo, bensì perché il realismo, indipendentemente da ogni filosofia, era il modo di pensare primitivo. Per lo spirito primitivo tutto ciò che può essere nominato assume subito un essere, anche se si tratta di qualità, di concetti o di qualcosa di simile. Tutto ciò si proietta immediatamente ed automaticamente sul cielo. Il loro essere può quasi sempre (benché non sia sempre necessario) venir concepito come un essere personale; in ogni momento si può iniziare la ridda dei concetti antropomorfici.
Ogni realismo in senso medievale è in ultima analisi un antropomorfismo. Quando il pensiero, che ha riconosciuto all'idea una realtà indipendente, vuole tradursi in immagini, non lo può fare che col mezzo della personificazione. Ecco il trapasso dal simbolismo e dal realismo all'allegoria. L'allegoria è simbolismo proiettato verso l'immaginazione superficiale, è l'espressione intenzionale, e con ciò anche lo svuotamento del simbolo, la riduzione di un grido appassionato ad una frase grammaticalmente corretta. Goethe descrive così questo contrasto: «L'allegoria trasforma l'esperienza in un concetto ed il concetto in un'immagine, ma in modo che nell'immagine il concetto sia sempre definito, contenuto ed esprimibile. Il simbolismo trasforma l'esperienza in idea e l'idea in immagine, in modo che l'idea contenuta nell'immagine rimanga sempre infinitamente attiva ed irraggiungibile e, per quanto espressa in tutte le lingue, rimanga inesprimibile».
L'allegoria reca dunque già in se stessa il carattere della normalizzazione scolastica e, nello stesso tempo, quello della condensazione e soppressione del pensiero nell'immagine. Il modo in cui essa era entrata nel pensiero medievale, cioè come propaggine letteraria della tarda antichità, attraverso le opere allegoriche di Marziano Capella e di Prudenzio, ne acuiva il carattere scolastico e senile. Non si deve però credere che l'allegoria e la personificazione medievali mancassero di schiettezza e vigore; non sarebbero state coltivate con tanto favore e così a lungo, se non avessero avuto queste qualità.
Nel loro insieme, i tre modi di pensare - il realismo, il simbolismo, la personificazione - hanno illuminato lo spirito medievale di una luce continua. La psicologia può definire la questione definendo il simbolismo un'associazione d'idee. Ma la storia della cultura deve considerare tale forma di pensiero con maggior rispetto. Il valore che aveva per la vita la spiegazione simbolica delle cose era incalcolabile. Il simbolo creò una visione del mondo, la cui unità era più compatta ed intrinseca di quella che ci può dare il pensiero causale-naturalistico. Esso abbracciò risolutamente tutta la natura e tutta la storia. Vi creò un ordine indissolubile, un'articolazione architettonica, una subordinazione gerarchica; poiché ci debbono essere, in ogni rapporto simbolico, un termine superiore e uno inferiore, due cose di ugual valore non possono essere simbolo una dell'altra, ma soltanto riferirsi entrambe ad una terza cosa superiore ad esse.
Nel pensiero simbolico c'è posto sufficiente per un'incalcolabile molteplicità di rapporti fra le cose. Ogni cosa può, colle sue varie qualità, essere il simbolo di molte altre, e può, inoltre, significare con la medesima qualità varie cose; e le cose più alte hanno migliaia di simboli. Non vi è cosa così umile che non possa significare le cose supreme e servire alla loro glorificazione. La noce significa Cristo: il dolce gheriglio è la natura divina, il mallo verde e carnoso è quella umana, il guscio fra i due è la croce. Tutte le cose servono da fulcro e sostegno affinché il pensiero si sollevi all'eterno; tutte si sollevano reciprocamente di grado in grado verso l'alto. Il pensiero simbolistico si presenta come un'incessante trasfusione del sentimento della maestà ed eternità di Dio in tutto quanto si può percepire e pensare. Non lascia mai spegnere il fuoco del sentimento mistico della vita. Presta alle rappresentazioni di tutte le cose un più alto valore estetico ed etico. Ci si immagini quale godimento può offrire un mondo, in cui ogni pietra preziosa brilla con tutti i bagliori dei suoi valori simbolici, in cui l'identità della rosa e della verginità è più che una bella veste poetica perché quell'identità comprende l'essenza dell'una e dell'altra. Si vive in una vera polifonia del pensiero. Tutto è pensato a fondo. In ogni rappresentazione risuona un accordo armonioso di simboli. Lo spirito si esalta nell'ebbrezza delle idee, in quel confondersi pre-intellettuale dei limiti dell'identità fra le cose, in quello smorzamento del mero intelletto.
Un'armonia continua unisce i diversi domini del pensiero. I fatti raccontati nell'Antico Testamento significano e prefigurano quelli del Nuovo, ' che si rispecchiano anche negli eventi della storia profana. Come in un caleidoscopio, ogni atto di pensiero fa si che la massa disordinata di particelle si unisca in una bella e simmetrica figura. Ogni simbolo riceve un valore superiore, un grado molto maggiore di realtà, in quanto tutti si schierano in ultima istanza intorno al miracolo centrale dell'Eucaristia, e in essa la concordanza non è più soltanto simbolica, ma diventa identità: l'ostia è Cristo. E il sacerdote, che la consuma, diventa il sepolcro del Signore; il simbolo partecipa della realtà del supremo mistero; ogni significare diventa un mistico identificarsi.
Il simbolismo ha reso possibile al medioevo di apprezzare e di godere il mondo, pur tanto abietto in sé, e anche di nobilitare le occupazioni terrene. Ogni mestiere stava in un rapporto simbolico con l'Essere supremo. Il lavoro dell'artigiano è l'eterna generazione e incarnazione del Verbo, è il vincolo tra Dio e l'anima. Lo stesso amore profano è connesso con quello divino dai fili di un contatto simbolico. Il forte individualismo religioso, cioè l'educazione della propria anima alla virtù e alla beatitudine, trovava un contrappeso salutare nel realismo e nel simbolismo, i quali staccavano il dolore e la virtù dalla peculiarità e li innalzavano alla sfera dell'universale.
Non va separato dal valore morale della mentalità simbolistica il suo valore artistico. La fantasia simbolistica è come la musica eseguita sul testo delle dottrine logicamente formulate, che senza tale musica sarebbero troppo aride e vuote. «In quel tempo in cui la speculazione è ancora tutta scolastica, i concetti definiti sono facilmente in disaccordo colle istituzioni profonde». Mercé il simbolismo l'intero patrimonio di idee religiose fu messo a disposizione dell'arte, che poté esprimerle con tutta la sua profusione di suoni e di colori, mantenendole nello stesso tempo, vaghe e indefinite, di modo che le intuizioni più profonde poterono affluire nella coscienza dell'Ineffabile.