Dati bibliografici
Autore: Claudia di Fonzo
Tratto da: Rassegna Europea di Letteratura Italiana
Numero: 12
Anno: 1998
Pagine: 128-129
John A. Scott, «Veramente li teologi questo senso prendono altrimenti che li poeti» («Conv.» II i 5). Bella lezione di stile quella di Scott che torna a ragionare della distinzione, codificata dal Singleton, tra una «allegoria dei poeti» e una «allegoria dei teologi». In realtà, osserva Scott, nel Convivio Dante non adopera mai il termine «allegoria dei poeti". A partire da Conv. II i 5 lo studioso si chiede di quale senso parlasse Dante nel fare la distinzione tra teologi e poeti e sostiene, a ragion veduta, che Dante volesse alludere al senso allegorico come si evince dall'affermazione che segue la distinzione e recita: «prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato». La successiva domanda è: di quale allegoria si tratta? Per rispondere Scott rilegge Conv. II i 2-7 secondo il testo prodotto dall'Ageno: il problema resta quello di una lacuna d'archetipo tra L'uno si chiama litterale e questo è quello che e quanto segue. Quindi dà contezza delle proposte emendative, giudica soddisfacenti quella recente di M. Simonelli e quella meno recente di E. Moore che seguiva quanto trovava scritto nel codice della Nazionale di Parigi (Ital. 426) che, aggiungo, trova riscontro in quello che scrive Jacopo della Lana nel suo proemio all'Inferno (ed. Scarabelli 1865, p. LVI): «La detta Comedia può avere quattro sensi. Lo primo sì è istoriale [...] lo quale senso non si estende più innanzi che come suona la lettera, e quelli termini in li quali ella è posta; […] Lo secondo senso è allegorico, per lo quale lo termine della litteratura significa altro che ello non suona […]». Resta da osservare, prosegue Scott, che l'edizione Parodi-Pellegrini divulgò una lezione («parole fittizie») che indusse molti a pensare che il senso letterale dei poemi di Virgilio e Lucano fosse solo una bella menzogna. Scott fa osservare come il rimando alle favole sia il richiamo a un genere di poesia mitologica il cui emblema è Ovidio. Stabilito che Dante volesse parlare di senso allegorico, bisogna chiedersi di quale senso allegorico Dante volesse parlare. Scott osserva che tale senso ha diverse finalità presso i poeti e i teologi, poiché per i secondi oltre a significare edifica. Nessuna condanna dunque per il senso letterale poetico, semmai addirittura una sorta di riabilitazione delle «favole» e della loro «veritade ascosa».