Dati bibliografici
Autore: Giovanni Busnelli
Tratto da: Bullettino della Società Dantesca Italiana
Numero: XVII
Anno: 1910
Pagine: 89-91
Il disegno di questo studio fu suggerito all'autore dall’opera del P. Perez sui sette cerchi del Purgatorio, là dove dice che Dante per la creazione de’ suoi angeli bevve alla Bibbia, poi allo scrittore della Ce- leste Gerarchia, indi ai Padri e Dottori antichi, quali S. Gregorio e S. Girolamo, e finalmente alla liturgia, alle tradizioni e all’Aquinate . Fra queste fonti lo Zanini toglie a trattare solo della Bibbia, dell’Areopagita, di S. Tommaso e di qualche altro dottore medioevale della liturgia, lasciando intatto il campo immenso delle tradizioni e leggende, al che gli avrebbe giovato, anche rispetto alla Bibbia, il lungo studio, a lui ignoto, che ne fecero i Bollandisti e altri .
Entro questi limiti il lavoro è riuscito modesto, ma nondimeno abbastanza proficuo. Precede uno Sguardo generale agli Angeli nella Divina Commedia, ove sono raccolte ed esposte cose note a ogni lettore del poema e de’ migliori commenti. Nell’Inferno, eccetto alcuni ricordi degli angeli buoni e le figure spaventose de’ malvagi, non pare a prima vista che vi s’incontri alcun angelo. Lo Zanini però, seguendo l’opinione più comune, ravvisa un angelo nel Messo del cielo, che scende a spalancare le porte di Dite ai due poeti pellegrini. Ciò deduce dall'identità della dizione Messo del ciel con l’altra di Purg. XV, 30, e dall’antitesi col rimprovero: «o cacciati del ciel», dal desiderio sollecito di tornar fuor dell'inferno, dalla simiglianza di presentazione che con ammonimento al velo allegorico si fa del Messo del cielo nell'Inferno e nel Purgatorio dei due angeli scendenti con le spade affocate, e dell'angelo portiere. Simbolicamente il Messo figura il soccorso divino, perché, osserva l’autore, anche negli angeli è da distinguere una doppia personalità: quella reale e quella simbolica. Nel caso presente la personalità propria e reale del Messo dal cielo parve a molti troppo generica, onde si pensò a un individuo più determinato, a Mercurio, a Enea, al Redentore e, fra gli altri, anche ad Arrigo VII Lo Zanini non specifica qual angelo in particolare potesse essere il Messo del cielo; io inelinerei, per ragioni bibliche, storiche, tradizionali e liturgiche, a dirlo S. Michele, che vorrei pur riconoscere nell’angelo portiere del Purgatorio.
A questo proposito della discesa del Messo celeste alle porte di Dite lo Z., oltre le reminiscenze classiche, cita un passo del libro terzo, c. XIX, 11 dei Re, ove è narrata l’apparizione di Dio ad Elia, preceduta da vento grande, tremuoto, fuoco, sibilo e auretta; e nota insieme che, secondo l'opinione più comune degli esegeti, le teofanie dell’antico Testamento sono da attribuirsi a ministero angelico. Chi però cercasse una fuga di demoni, più analoga a quella descritta dall'Alighieri al passaggio del Messo, la potrebbe trovare nella relazione in versi della visione avuta dal monaco Ansello, ove è pure descritta una situazione e un pericolo d'essere arroncigliato dai demoni, pari a quel di Dante nella bolgia dei barattieri . Poiché tratta soltanto degli angeli e non dei demoni, lo Z. non trova nell’Inferno altro che lo riguardi. Nondimeno egli fa questa osservazione. La Bibbia, egli dice, «ci dà solo qualche fugace descrizione diabolica... Dante nella demonologia dunque era, per parte della Bibbia, quasi completamente libero... Ma se nella sacra scrittura si fosse presentata a lui la descrizione di qualche (mi si passi la parola) magnifico diavolo, io oso crederlo, l'avrebbe preferito a Caronte, a Pluto, a Cerbero» (p. 52). Lo Z. certo ha dimenticato il Satana dell'Apocalisse, tanto minutamente descritto, e l’altre figure diaboliche, o diavoli che con nomi di bestie, leoni, Leviathan, Behemoth, cane, ecc. ecc., ci si presentano nella Bibbia. Del resto la concezione dell’Inferno dantesco è foggiata troppo sullo schema pagano e virgiliano: forse per influsso de’ freschi studi del poeta sopra l’Eneide. Il magnifico diavolo però che è fisso nel ghiaccio della Giudecca come imperador del doloroso regno, nessun poeta pagano potea suggerirlo a Dante; esso è d’origine di lineamenti e di colorito al tutto biblico, e basta da solo a di mostrare qual vantaggio avrebbe saputo il poeta, se avesse voluto, trarre dalla Bibbia anche per gli altri diavoli. Ma di questo ho scritto altrove e non è il caso di ripetere .