Dati bibliografici
Autore: Alfredo Amendola
Tratto da: Appunti Danteschi
Editore: Aurora, Napoli
Anno: 1962
Pagine: 137-141
A proposito dei tre sogni, che Dante finge di aver fatto durante le tre tappe notturne nella sua ascesa su per la montagna del Purgatorio, occorre innanzitutto notare la cura particolare che egli ha nell’ affermare di averli fatti tutti e tre nei momenti, che precedono immediatamente l’alba. Tanto vale ribadire la loro origine extra-naturale e la loro assoluta corrispondenza alla realtà dei fatti. Che i sogni fatti prima dell’alba, siano vere visioni della realtà che si prepara, è una convinzione che troviamo espressa in Dante almeno un paio di volte . Basta citare il passo del Purgatorio, in cui egli con maggior precisione ne parla:
Ne l’ora che comincia i tristi lai
la rondinella presso a la mattina,
forse a memoria de’ suoi primi guai,
e che la mente nostra, peregrina
più da la carne, e men da’ pensier presa,
a le sue vision quasi è divina , ecc.
Questa credenza, che Dante poté attingere anche dalla letteratura latina , ha un fondamento scientifico e su questo argomento si è scritto e si scrive ancora moltissimo nei manuali di psicologia e di metapsichica. Basta, per esempio, leggere quanto scrive il prof. Luigi Wiesinger : «altra cosa è il sogno profondo, quando tutte le percezioni sensibili sono retrocesse e la anima si avvicina allo stato di semilibertà dal corpo, nella quale riacquista una parte delle capacità puramente spirituali. In questo stato l’anima conosce, senza l’aiuto dei sensi, richiama le rappresentazioni già avute, attingendole dalla subcoscienza e percepisce la verità con un’acutezza ammirabile». Oltre queste cognizioni scientifiche, a Dante non doveva evidentemente essere ignoto quanto la teologia cattolica insegna sulla natura e sul valore dei sogni. La sacra Scrittura spesso contiene sogni allegorici, che sono vere visioni di quello che avverrà nel prossimo futuro, visioni mandate da Dio, per aiutare i suoi fedeli . Dante ha avuto presente anche ciò che il suo Dottore, S. Tommaso d’ Aquino, scrive nella Somma Teologica . In Dante vediamo come nei tre racconti dei sogni fatti nel Purgatorio , si attui una specie di sintesi scientifico-teologica, con riferimenti alla mitologia clasica ed alla rivelazione cristiana, e ciò non deve meravigliare. Tutti sanno come per Dante, e comunemente per gli studiosi del Medio Evo, sia la rivelazione, sia il mito sono vie delle quali Iddio si serve, per far conoscere la verità agli uomini. Questa persuasione di Dante è un fatto che si constata continuamente nella Divina Commedia. Dunque i sogni avuti da Dante nel Purgatorio sono vere visioni mandate da Dio, visioni allegoriche, come quelle dei profeti, ma l’allegoria dantesca è tanto trasparente, che non abbiamo difficoltà ad interpretarla.
Un’altra circostanza da notare è l’abilità della descrizione del racconto, non solo circa la sostanza della visione, ma anche nei particolari, quanto mai rispondenti a verità, che accompagnano il formarsi del sogno e il suo interrompersi. Nel primo sogno Dante immagina di essere rapito da un’aquila fino alla sfera del fuoco, mentre si aggira sul monte Ida. Egli si sveglia in seguito all’impressione, provata nel sogno, di bruciare. Causa esterna dell’immaginato incendio, è il sole che dall’alto dardeggia i suoi raggi . Nel sogno fatto sulla cornice degli accidiosi, Dante immagina di essere destato dal puzzo, che esce dal ventre fetido della maliarda, smascherata da Virgilio. Questa volta, in realtà, a svegliarlo è Virgilio, che lo chiama e lo scuote . Il terzo sogno, poi, si dilegua assai più dolcemente: è il primo albore del giorno, che basta a svegliarlo, giacché egli ha avuto un riposo lungo e dolce, in condizioni psichiche e morali, ormai, assai differenti da quelle in cui ha fatto i primi due sogni. Dante si trova, infatti, a portata di mano del Paradiso Terrestre, dove potrà finalmente incontrare Beatrice: è il desiderio stesso dell’incontro e la soddisfazione del cammino ormai compiuto felicemente, che gli anticipa un tranquillo risveglio. Sono queste, in sè delle circostanze naturali, ma nel Purgatorio tutto è visione di cose soprannaturali e dirette al completamento delle esperienze, che il poeta ha tratto dal suo viaggio su per la santa montagna.
Un’altra cosa da osservare sono i paragoni che Dante fa, per esprimerci qual è il suo stato d'animo una volta che si è svegliato. Per quello che riguarda il primo sogno-visione, egli porta il paragone di Achille, che addormentatosi in Ftia, presso il maestro Chirone, si sveglia a Sciro. Il paragone non solo riproduce felicemente il trasloco materiale, che Dante ha subito nel suo riposo, ma anche e soprattutto la sorpresa di trovarsi in un luogo diverso da quello in cui si era addormentato. E non solo questo, ma anche altro credo che ci sia da vedere, anche se Dante non lo dice espressamente. Si può affermare che Dante, per antitesi di concetto, abbia voluto dire che mentre Achille era stato nascosto a Sciro, perché la madre voleva sottrarlo al Fato, egli, invece, nelle braccia di Lucia è stato avvicinato alla porta del Purgatorio, perché la sua missione si possa compiere meglio e più rapidamente. Uomo fatale anch'egli, dunque, ma che non è allontanato dalla sua missione, anzi in essa è stato facilitato dalla «donna santa e presta», mandata da Dio. Per quello che riguarda il secondo sogno, Dante ci si mostra nell’atteggiamento, naturalissimo anch'esso, di chi è tutto preoccupato, perché non sa spiegarsi il significato di un sogno, strano e vivo al tempo stesso. Quest’atteggiamento è tanto più naturale in lui, in quanto Virgilio non gli ha dato nessuna spiegazione ancora. Quand’essa viene, Dante depone ogni motivo di preoccupazione e ci si mostra tutto intento a proseguire con frutto il suo viaggio. Il terzo sogno, poi, non causa in Dante sensazioni violente e non lascia preoccupazioni di sorta. È un sogno che anticipa di poco la visione che avrà nella «divina foresta» dell’Eden, in cui incontrerà Matelda. E’ un sogno placido e dilettevole, presàgo dell’imminente realtà:
…il sonno che sovente
anzi che il fatto sia, sa le novelle .
Il risveglio, quindi, dopo sì piacevole sogno, è tranquillo e del tutto naturale: è lo svegliarsi di chi, impaziente, si vede giunto al grande giorno, da tanto tempo atteso e con tanti sacrifici preparato. E il grande giorno per Dante: quello dell’incontro con Beatrice e della visione allegorico-mistica del rinnovamento che il Cielo prepara, per risanare la società traviata. Le parole chiare e pronte di Virgilio glielo assicurano subito:
«Quel dolce pome, che per tanti rami
cercando va la cura de’ mortali,
oggi porrà in pace le tue fami» .
Dante finora ha sognato, ma è giunto il momento di vedere, finalmente, con i suoi occhi, quello che è stato l’oggetto costante dei suoi desideri e della sua aspra ascesa verso la vetta della santa montagna .