Dati bibliografici
Autore: Karl Vossler
Tratto da: La "Divina Commedia". Studiata nella sua genesi e interpretata. La genesi etico-politica
Editore: Laterza, Bari
Anno: 1927
Pagine: 287-288
Chi ha conosciuto nella sua posizione storica e nella sua singolarità psicologica la personalità di Dante, possiede già la chiave etico-politica per comprendere la Divina Commedia. Poiché questa è poema profondamente personale.
Un solo esempio basterà a mostrare quanto le convinzioni e le dottrine personali del poeta si accordino colla disposizione etico-politica del poema. Abbiamo visto come la coscienza politica di Dante coincida esattissimamente colla sua coscienza etica, e come, di conseguenza, il suo sistema politico non sia altro che un trattato etico con terminologia politica e teologica, rivestito di colori storici e rafforzato con argomenti empirici. Così e non altrimenti appare anche nella Commedia. La dottrina politica vi è eo ipso contenuta nella filosofia morale, ad essa vien coordinata e subordinata.
Il viandante della Commedia raffigura simbolicamente la personalità etica dell’uomo, e appunto perciò rappresenta in pari tempo una personalità politica; il cittadino ideale dell’impero teocratico universale. E poiché la finalità dottrinale-morale del poema è — secondo l’espressione del poeta stesso — «removere viventes in hac vita de statu miseriae ad statum felicitatis» , analogo ne sarà anche il fine politico: sollevare il cittadino dalla miseria politica ad uno stato politico ideale. Insomma, la finalità politica del poema non è indipendente, ma concomitante e implicita, sicché deve risultare senza sforzo dalla finalità etica dell’insieme.
Questa costatazione ci offre un criterio importante per valutare politicamente il lato simbolico-allegorico del poema. Il significato politico si deve sempre derivare da quello etico; l’esegesi ne deve procedere deduttivamente, Se si comincia a seguire un processo induttivo, riferendo questo o quel simbolo a questo o quel personaggio o fatto politico, ecco che l’interpretazione si fa subito incerta ed arbitraria, e cessa dall’aver valore apodittico per acquistarne al più uno puramente illustrativo. Il «Veltro», il «Dux», il «Gigante», la «Cortigiana», il «Grifone», il «Carro» e quant’altri mai simboli ed allegorie affaticano i commentatori, hanno tutti in linea principale un valore etico, e solo in via subordinata una significazione storica e politica.
I risultati che si possono ottenere con questo criterio non sono, certo, particolarmente notevoli o numerosi; ma in compenso tanto più sicuri. Noi non saremo certo per disprezzare l’induzione e l’illustrazione empirica e storica; in generale però ci è più caro un soldo in mano che non una lira nel pozzo.