Dati bibliografici
Autore: Enzo Esposito
Tratto da: Memoria biblica nell'opera di Dante
Editore: Bulzoni, Roma
Anno: 1996
Pagine: 17-19
Fondamentali (si è alla sintesi, al riannodo conclusivo), per un congruo concreto svolgimento del nostro tema, sono ovviamente le grandi svolte esegetiche offerte da Auerbach e dal Singleton. Il primo individuava nel «sermo humilis Sacrae Scripturae» – insisto per convenienza nel formato riepilogativo – il modello stilistico primario per la Commedia e introduceva con autorità il metodo di lettura allegorica figurale per il poema con le conseguenze – sul piano dell’analisi del realismo occidentale – che risultano felicemente illustrate in Mimesis. Singleton, d’altra parte, insisteva sulla distinzione fra allegoria dei poeti e allegoria dei teologi e rilevava patterns biblici fondanti per l’Alighieri (come il tema dell’esodo, già richiamato) e inaugurava una lunga stagione, soprattutto americana, di esegesi fortemente radicata in fonti bibliche e patristiche. Mentre, all’interno dell'Enciclopedia Dantesca, le voci Bibbia e Sacra Scrittura potenziavano il campo informativo con una fitta documentazione, il dibattito sull’interpretazione allegorica si arricchiva, traendo motivi esemplari dagli interventi di Alan Clifford Charity , di Jean Pépin , di Robert Hollander ecc., non dimenticandosi, più in generale, l’opera di Henri de Lubac .
Del 1983 è il saggio, in precedenza citato, di Lucia Battaglia Ricci la quale concentra il suo interesse sui contatti di carattere lessicale e stilistico fra la Commedia e la Bibbia, sottolineando in particolare l’opzione per un linguaggio concreto, sensibile, che annulla la separazione fra alto e basso, fra sublime e umile, sviluppando intuizioni auerbachiane con estrema e personalissima sensibilità.
Nel 1986 un convegno su «Dante e la Bibbia» (gli «atti» appaiono in volume, due anni dopo, pubblicati da Olschki di Firenze) segna una nuova importante tappa del dibattito. Tutti cruciali i vari contributi: da indagini puntuali e suggerimenti specifici emerge in complesso un quadro del rapporto Dante-Bibbia (spesso con la mediazione dell'esegesi patristica e teologica) incredibilmente ramificato, imprescindibile per la ricerca venuta in seguito e ancora da venire. Nel «saluto» di Gianfranco Contini si leggono parole sinteticamente illuminanti:
«Dante e la Bibbia» è un’epigrafe che riunisce, almeno per noi del cosiddetto mondo occidentale, i due libri-vertice: prima almeno dell'invenzione della stampa, la statistica (anche limitata l’una alla Vulgata, e non è restrizione da poco) tocca con loro, per novero di manoscritti, i valori più alti.
So che uno di questi due libri è [e lo era certo per Dante] più che un libro. Sennonché il suo proprio è per Dante il «poema sacro», «lo sacrato poema»; val quanto dire che la Commedia, contemplata per lo meno dalla parte del Paradiso, è una imitatio Bibliae: se piuttosto una profezia, se piuttosto un canto di lode (col quale si risalirebbe a prima della Commedia), sarà da esaminare. L’esegesi della poesia, inaugurata da Dante stesso, è esegesi del testo sacro. Dante fabbrica il suo poema come un testo sacro.
Ma non c’è solo Beatrice, «loda di Dio vera»; c'è anche Virgilio. Ciò vuol dire che, rispetto alla sublime amorfia e polimorfia della Bibbia, il poema umano ha una forma e aspira a essere qualcosa di molto diverso: un «classico». E un classico è ciò che, rallentato e quasi fermato nel suo movimento (per Dante, lo srotolamento sovrano della terza rima), dà in uno spazio breve e quasi puntuale una sollevante presenza. La mente poetica, gremita delle citazioni degli auctores, produce nuove citabilità. Sennonché a questo punto la curva che ci stava allontanando dalla Bibbia, ci riporta pienamente nel suo grembo. E si pensa a quei pionieri che, corredati nelle loro formidabili solitudini dal possesso d'un solo libro, nel momento dell'aspra decisione, lo aprono, per averne lume e sprone, a una pagina qualunque: convertendo il Caso in Provvidenza. Bibbia e classico, come Dante che vuol esser partecipe dell'una e dell'altro, sono un illimitato repertorio di citabilità .
Dunque, come di recente ha ribadito Roberto Mercuri, «Eneide e Bibbia, che sono per Dante in rapporto analogico, costituiscono i testi più autorevoli, i modelli per eccellenza sui quali si fonda la struttura della Commedia». Così memoria classica e memoria biblica si fondono nel poema in modo inestricabile, con collusioni tematiche, allegoriche e perfino lessicali-stilistiche: lo ha ben rilevato, ultimamente, Paola Rigo , situandosi su un solco ermeneutico che non mancherà di dare ancora nuovi frutti per la futura dantologia.